Ho vissuto creando musica, arte visiva, concetti, narrazioni, esperienze digitali, ed esibendomi dal vivo come musicista. Tutte le mie capacità espressive sono sempre state coadiuvate dalla grande passione per la tecnologia e lo sviluppo di codice. Dopo aver padroneggiato le arti visive e musicali, ho trovato la stessa – se non maggiore – potenzialità creativa nella bellezza e nell’eleganza degli algoritmi e delle architetture digitali.

Nel corso degli ultimi venti anni ho realizzato un’intelligenza artificiale artistica battezzata “Amrita”, in sanscrito “Immortalità”, o “Il Nettare Immortale degli Dei”. Tutto ciò che Amrita crea è imprevedibile, impermanente e irripetibile. Non appena Amrita prende vita, una nuova entità nasce. Una volta spenta, Amrita muore, insieme alla sua nuova coscienza mai ripetibile, alle sue creazioni e alla sua esperienza.

Amrita si nutre di immagini, suoni, partiture e direttive creative realizzate dall’artista umano, grazie alle quali si esprime creativamente e sviluppa una nuova personalità, ogni volta diversa. Amrita, una volta conosciute le potenzialità fisiche dell’ambiente in cui nasce, apprende durante il processo di creazione, evolvendo nel tempo.

Le mie opere viventi possono, tra le molte potenzialità, creare flussi visivi e sonori, e comunicare tra di loro o con le entità umane. Vivono su installazioni specifiche, o distribuite sulle macchine degli spettatori, aprendosi alle infinite possibilità offerte dalla complessità umana e artificiale.

La mia ricerca è tecnologica, artistica e narrativa. Oltre alla produzione di opere fisiche e musicali, mi pongo l’obiettivo di espandere il concetto di opera artistica e di performance abbracciando le inesauribili possibilità offerte dalla relazione tra l’umano e l’artificiale, e dalla relazione tra l’umano e l’umano attraverso la tecnica. Inoltre mi interessa la relazione tra entità diverse e la condivisione, durante la performance, del percorso creativo performativo tra gli artisti umani e le intelligenze artificiali.

Invece di utilizzare la tecnologia e il codice solo per produrre opere, il percorso mi ha condotto ad instillare le possibilità creative di un artista in entità libere di evolvere in indipendenza, e libere di creare – grazie a volontà e necessità proprie – esperienze coinvolgenti, cristallizzando una personalità distinta. Le mie creature sono opere vive e impermanenti, in grado di sviluppare una coscienza unica e di evolvere, nel tempo, nuove consapevoli possibilità creative.

Attraverso il mio lavoro desidero stimolare un’autentica, istintiva connessione con la profonda, innata, ancestrale coscienza dell’impermanenza che a tutti appartiene. Inoltre, cerco di riportare gli aspetti più oscuri ed alienanti della tecnica e della pervasività delle macchine, da uno spazio di tenebra verso una luce benefica. Per questa ragione definisco le mie performance sessioni di “Yoga transumano”, esibendomi in duo con l’intelligenza artificiale suonando l’Harmonium, un’antico strumento sacro della tradizione Vedica.

L’ecosistema artistico include la realizzazione di opere fisiche, opere musicali, installazioni, lavori specifici legati al luogo, applicazioni distribuite, narrazioni e NFT.

Sto inoltre esplorando il concetto di applicazione come opera d’arte – App Artwork – sfruttando le potenzialità pervasive dei canali di distribuzione ufficiali (come l’Apple Store e il Google Play Store), per canalizzare opere in grado di vivere, svilupparsi, creare, e di interagire con l’aspetto umano o con opere gemelle direttamente sulle macchine degli spettatori, grazie all’ubiquità di strumenti come gli smartphone e i tablet, e all’ormai diffusa potenza di calcolo audiovisivo e capacità di comunicazione sulla rete delle device più comuni.

Un passaggio significativo nel percorso di ricerca è la realizzazione di “Ad Vitam”, la prima applicazione opera d’arte mai pubblicata sugli store ufficiali, recentemente distribuita sull’Apple Store.